lunedì 16 aprile 2012

The Clash #98

Clash e Politica


Ray Gange "I think the Clash should not be political, y'know, most left wing politics(...)follow the left wing, the left wing is the truth, the left wing is gonna fuck everybody up, expecially the socialist, they are all communist"
Joe Strummer "I know how you feel alike, cos in Russia it is the new it was exactly the same it was before the Revolution: a lot of people drive around in the black cars, and the other people are walking, just the same it was before... why i think the left wing is better than the right wing, it's because it was not follow at the few, while the many are slaving for the few...It's all of us or none"

per entrare nell'argomento. è abbastanza delicato, a dire il vero, non si può dire "Erano comunisti" nè tantomeno "Erano sempre coerenti nelle loro scelte", tutto è complicato, e (soprattutto all'inizio) la loro coscienza politica era spesso poco chiara, e alcuni atteggiamenti discutibili (vedi l'indossare una maglietta con su scritto Brigade Rosse da parte di Joe, ma ne parlo in seguito).

sono stata allungo convinta che la mente politica dei Clash fosse solo Joe Strummer, ma devo dire di essermi sbagliata, in quanto sia Mick che Paul portavano il loro apporto, e non so se influenzati da Joe o meno, si interessavano di politica. (Mick lo dimostra tutt'ora, con dei testi di un certo livello-mi viene in mente ora The Global War on Culture, dove parla di una vera e propria guerra civile sul campo culturale, dove echeggia la memoria di Straight to Hell, citando Vietcong e compagnia).
influenzati tutti in massa da Bernie Rodhes, il loro manager a più riprese, un adepto di Bakunin, sostenitore accanito dell'anarchia, tutti iniziarono a leggere giornali, ad informarsi (famosa e suggestiva è l'immagine di Joe malato di epatite in ospedale, con La Rivoluzione Russa in tre volumi sul comodino, giallo come un limone.)
loro, pure essendo ragazzi, pur vivendo in un clima certamente scoraggiante, non accettarono il nichilistico NO FUTURE dei Sex Pistols. hanno sempre creduto che qualcosa si potesse fare per questo mondo, e con le loro canzoni hanno spinto tanta gente ad agire, si sono messi in gioco in una battaglia che aveva obiettivi precisi.
il primo contatto con la riot, la rivolta, è stato il Carnival di Notting Hill del 1976: in quell'anno c'erano pressioni particolarmente pressanti da parte della polizia sulla comunità giamaicana che risiedeva in quel quartiere e che dava vita ogni anno a quel carnevale pieno di colori e musica e sound system. allora iniziò lancio di mattoni, macchine furono incendiate, e casini di questo genere. Paul e Joe si trovarono proprio lì, all'inizio della rivolta della comunità giamaicana. e ne rimasero davvero impressionati: erano consapevoli del fatto che si trattasse di una rivolta di gente di colore, anche se anche loro vi parteciparono, rappresentando i ragazzi disadattati e disoccupati di Londra, che successivamente incoraggiarono con la famosa White Riot, dove Joe auspicava lo scoppio di una rivoluzione dei sobborghi di Londra contro un governo repressivo che faceva uso della violenza per sedare qualsiasi tipo di manifestazione di dissenzo nei confronti dello Stato e della Corona.
è interessante, perchè mentre i Sex Pistols si proclamavano anarchici e anticristi, loro descrivevano la Londra del 1976, con tutti rincoglioniti davanti alla tv (London's Burning), o si interrogavano sulle opportunità di carriera, dichiarando che non si sarebbero mai abbassati a fare thè per la televisione nazionale, nè tantomeno aperto lettere-bomba e morire per salvare qualche politico. come tralasciare poi la mia adorata I'm so bored with the U.S.A.: l'Inghilterra targata anni '70 subiva l'egemonia della cultura (oddio, cultura...) americana, e soprattutto della televisione americana, che a poco a poco avrebbe schiacciato le culture nazionali (anche l'Italia se è per questo aveva subito questo processo a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, legata con doppio spago con l'America grazie all'azione di De Gasperi e della DC). parlare del soldato yankee che vuole soltanto guadagnare, o dei film polizieschi, o dei troppi McDonalds che infestano le città... ci vuole coraggio per ribellarsi ad un tentativo di manipolazione mentale e di sopraffazione di questo tipo, e denunciarlo apertamente. e loro l'hanno fatto, in una canzone che ora è di estrema attualità.
ovviamente col passare del tempo la loro coscienza politica si fece più solida, e passarono dal gridare rivolta bianca! a prendere posizioni di rilievo nel panorama politico nazionale (e successivamente internazionale). il punto focale di questo processo è lo spettacolo organizzato al Victoria Park dall'AntiNazi League e Rock Against Racism. altro che Live Aid, gente. in Inghilterra la scalata del Fronte Nazionale era forte come se non di più di quella dei gruppi neofascisti (che poi, le file di questi ultimi lo sappiamo che eran tirate comunque da Almirante) in Italia. le lotte e le proteste in strada erano all'ordine del giorno, e nel movimento punk la situazione era particolarmente difficile, in quanto molti erano dichiaratamente anti-nazi, ma altri affondavano le loro radici nel movimento skinhead (anche qui, parentesi, all'inizio questo movimento era profondamente legato alla musica reggae-pensare che si vestivano, nonostante il loro abbigliamento riecheggiasse quello dei Teddy Boy, con caviglie e polsi scoperti, pantaloni quindi corti, proprio come i Rude Boys giamaicani-ma poi via via le cose cambiarono, e skinhead divenne sinonimo di violenza e razzismo, paradossalmente), e quindi erano sostanzialmente neonazisti (vogliamo dimenticare le svastiche di Sid? oppure Siouxsie che si rifiutò di salire una sera sul palco perchè i Clash a cui faceva di supporto le impedirono di legarsi al braccio una fascia con una svastica? cristo...). il live al Victoria Park fu molto importante e aiutò a politicizzare parecchi ragazzini, che avevano le idee confuse. in questa occasione Joe portava indosso la famosa tshirt con la scritta Brigade Rosse e al centro un fucile con le iniziali di Rote Armee Fraktion, il gruppo terroristico tedesco, molto simile alle Brigate italiane. questa maglietta destò molti commenti, perchè la indossò proprio quando Aldo Moro fu rapito dalle Brigate (mi pare che ancora non si fosse avuta la notizia del suo assassinio, devo ricontrollare la data), e lì per lì sembrò come se volesse manifestare la sua solidarietà nei confronti di questi movimenti terroristici. ma successivamente egli dichiarò di averlo fatto solo per focalizzare l'attenzione del pubblico su questa realtà italiana, ma che non ne approvava i metodi e gli ideali. per scusarsi pare scrisse Tommy Gun, Tommy Cecchino, dove descrive in maniera lucidissima la psiche del terrorista.

uno dei momenti più importanti per quanto riguarda questo argomento è certamente la pubblicazione del doppio album London Calling, che è in grado di dare uno dei quadri più suggestivi e veritieri della Londra che si apprestava ad entrare nell'era thatcheriana, con scioperi, salari bassi, proteste, crescita del Fronte Nazionale. la Londra dove non c'è più nessuno swing (ovvio riferimento alla famosa swinging London), tranne il roteare dei manganelli della polizia. iniziano i riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale, infatti "London Calling" è una delle espressioni utilizzate dal Generale Charles DeGaulle, padre della Resistenza, ai microfoni di Radio Londra (Londra chiamava i ragazzi e le ragazze per lottare contro il regime nazista e la fasulla Rapubblica di Vichy). in tutto l'album c'è questo eco, come nella meravigliosa Clampdown, che inizia con una frase, "Togliendogli il turbante, dissero "E'un ebreo questo?", che, oddio non so se è provato, ma ho ritrovato in un passo del Mein Kampf di Hitler (in una biografia dei Clash ho letto che effettivamente un roadie lo aveva letto, quindi non mi stupirebbe che Joe l'abbia sfogliato o letto addirittura). con questo verso inizia una canzone nella quale Joe, attraverso questo riferimento storico al nazismo, denuncia apertamente i metodi violenti e repressivi delle forze dell'ordine inglesi nel periodo thatcheriano, ponendosi in una posizione di netta contrapposizione nei confronti di Corona e governo (non si limita a sperare che Dio salvi la Ragina e il suo regime fascista, à la Johnny Rotten, ma fa un'attenta analisi, come solito, di tutta la situazione). una delle mie canzoni preferite in assoluto èSpanish Bombs, nella quale trovano posto Federico Garcia Lorca, ucciso dalle truppe di Franco nel '36, e i freedom fighters, i combattenti per la libertà morti sulle colline, che cantavano Bandiera Rossa ma portavano quella nera: questo verso è meraviglioso, in quanto descrive in pochissime parole la situazione del Fronte Repubblicano, dove lottavano fianco a fianco comunisti (che cantavano Bandiera Rossa) e anarchici (che portavano quella nera, vessillo dell'anarchia). (ovviamente prima che anche il Fronte Repubblicano si spaccasse in due fazioni contrapposte). ecco, adoro Joe Strummer, si sa, e tra tutti i motivi per cui l'adoro uno dei più importanti è proprio il fatto che avesse una grandissima coscienza politica, che fosse una persona molto informata, e amante della storia.
Sandinista! invece è un triplo album, venduto al prezzo di uno (come London Calling d'altronde): questo rientra in una precisa visione politica della band, è facilmente reperibile sul web un'intervista dell'81 fatta da Tom Snyder al gruppo, che inizia proprio con l'intervistatore che definisce i Clash (da una loro definizione) non un rock'n'roll group, bensì un news giving group, un gruppo che da informazioni, che fa controinformazione. spesso mi viene da pensare che ascoltare un album dei Clash sia come sfogliare un'enciclopedia, ci sono tantissimi riferimenti, è come avere un quadro storico davanti ai tuoi occhi, il che credo sia impareggiabile. con Sandinista questo processo viene portato al suo apice massimo, è ricco di tantissime suggestioni, soprattutto politiche. passiamo da The Magnificent Seven, nella quale Joe dimostra di avere una grandissima conoscenza storica con un testo strepitoso, nel quale cita... che so, Marx ed Engels (strano, perchè prima di studiare effettivamente Marx il verso "Marx era al verde ma aveva buon senso, e Engels gli ha prestato gli spiccioli necessari" mi era oscuro, poi studiandone la vita ho appreso che Engels ha mantenuto economicamente Marx per tutto il corso della sua vita!), o Martin Luther King e Gandhi, e descrive la giornata tipo di un operaio, incitando più o meno velatamente a prendere in mano la propria vita e ribellarsi al sistema capitalistico, per il quale "il nostro profitto" (degli operai) sarebbe "la sua rovina" (del capo). per tutto l'album gli uomini vengono incitati a diventare consapevoli della propria situazione, a imbracciare le armi dell'intelletto e lottare contro la repressione, soprattutto quella mentale, che spesso può essere peggiore rispetto a quella fisica. e quindi The Call Up è contro la "chiamata" contro il servizio di leva, "sta a te non dare retta alla chiamata", in un periodo nel quale la guerra contro le Falklands si prospettava minacciosa all'orizzonte, per troncare la vita di migliaia di ragazzi, che secondo Joe non dovevano agire secondo l'educazione che era stata loro impartita, perchè chi conosce le ragioni per cui sei cresciuto, chi conosce i progetti e le ragioni per cui sono stati fatti?
credo non me la finirò più di parlare di Sandinista... perchè non si può tralasciare una canzone come Charlie don't surf, ispirata ad Apocalypse Now (all'inizio infatti si sente il rumore degli aerei che caratterizza tutto il film) e alla guerra in Vietnam, che da ora in avanti diventerà uno degli argomenti preferiti dei testi di Strummer. le atrocità della guerra in Vietnam vengono denunciate apertamente in un periodo nel quale ancora bruciava per l'America la scena dell'ultimo soldato che arrotolava l'ultima bandiera americana da Saigon nel '75. oppure Ivan meets G.I. Joe, ancora qui, in piena Guerra Fredda parlano apertamente dello scontro tra America e URSS! gente, ci vuole coraggio, e questi ragazzi l'hanno avuto, e parlando dello scontro tra un cosacco e il soldatino giocattolo americano che corrisponde all'europeo Action Man hanno informato tanti ragazzi che di politica se ne sbattevano, che si trovavano proprio in mezzo ad uno scontro culturale senza precedenti.
e poi, veniamo davvero al titolo di questo album: Sandinista!. Il titolo prende spunto dall'organizzazione di guerriglieri del Nicaragua, i sandinisti, che l'anno precedente avevano destitutito il presidente Anastasio Somoza Debayle. Successivamente, il gruppo dichiarò che l'ispirazione per il titolo gli venne data dal tentativo dell'allora premier Margaret Thatcher, di proibire l'uso della parola sandinista. la parola viene utilizzata in Washington Bullets, una canzone con un testo che merita di essere riportato in toto
Oh ! Mamma, mamma guarda là !
I tuoi bimbi giocano di nuovo in quella strada
Non sai che cosa è capitato là ?
Hanno sparato a un giovane di 14 anni
Le pistole di kokaina dalla Città Ingorgata
I pagliacci assassini, gli uomini del denaro insanguinato
Sparano ancora quelle pallottole di Washington Come può raccontare ogni cella del Cile
Il grido degli uomini torturati
Ricordati Allende ed i giorni precedenti
Prima che arrivasse l'esercito
Ricordati ti prego di Victor Jara
Nello stadio di Santiago Es Verdas (è vero)
Ancora quelle pallottole di Washington
La Baia dei Porci, nel 1961
Avana per i playboy nel sole di Cuba
Perché Castro è un colore
Più rosso del rosso
Quelle pallottole di Washington vogliono Castro morto
Perché Castro è il colore…
….Che vi offrirà una sventagliata di piombo
Per la primissima volta in assoluto
Quando hanno fatto la rivoluzione in Nicaragua
Non c'è stata interferenza americana
Diritti umani in Amerika !
Così la gente ha combattuto il dittatore
E lui se l'è filata…
Senza pallottole di Washington che altro poteva fare ?
E se riesci a trovare un ribelle afgano
Scampato alle pallottole di Mosca
Domandagli se pensa di votare comunista….
Chiedi al Dalai Lama sui monti del Tibet
Quanti monaci sono stati presi dai cinesi
Ferma un mercenario qualunque in una palude straziata dalla guerra
E controlla quante pallottole britanniche ha nel suo arsenale
Que ? (Cosa?)
Sandinista !

quindi? la prima rivoluzione senza che ci siano state in mezzo those Washington bullets, e per questo, cacchio, ne vale la pena chiamare un album in questa maniera, ed è qualcosa di incredibile, è un vero e proprio catalizzatore, è un metodo per attirare l'attenzione su una vicenda che veniva tenuta segreta, che non veniva pubblicizzata, non veniva sponsorizzata. come ben sappiamo già Kennedy aveva iniziato una politica per la quale si prevedeva un sostegno concreto per combattere contro la povertà e il sottosviluppo e che mettesse gli Stati Uniti in grado di entrare in concorrenza con l'influenza comunista nel Terzo Mondo: venne lanciato il progetto di un'Allenza per il progresso, che doveva sostenere le democrazie dell'America Latina: un progetto di grande apertura ma anche di grande ambiguità, dal momento che si trasformò in un sostegno ai governi più allineati alla politica americana, indipendentemente dalla loro politica e in appoggio quindi ai dittatori e ai regimi più illiberali. nel '79/'80 la situazione era sempre la stessa di vent'anni prima, l'Inghilterra era sempre legata all'America, con l'esplosivo binomio Reagan-Thatcher, quindi era normale che il Primo Ministro inglese non volesse che la rivolta sandinista, ovvero rivolta ad un regime dittatoriale appoggiato dall'America, venisse resa nota in tutto il mondo, obiettivo al quale miravano apertamente i Clash.

Combat Rock. ultimo album dei Clash con formazione classica Strummer-Jones-Simonon-Headon, prima insomma che Topper venisse mandato via, e che la stessa sorte a distanza di poco toccasse a Mick. Combat Rock, rock da combattimento, il titolo è già di per sè programmatico. mi muoverei su tre canzoni principalmente,Know your rights, che apre l'album, Rock the Casbah e Straight To Hell.
la prima prende il titolo da una frase tratta dalla Dichiarazione dei Diritti Umani, e effettivamente Joe va ad elencare alcuni diritti, tra quelli che lui reputa fondamentali:
1. hai il diritto di non essere ucciso... l'assassinio è un crimine ( a meno che non venga commesso da un poliziotto o da un aristocratico). ---> qui ovviamente muove una critica, piuttosto pesante, al sistema di giustizia occidentale.
2. hai il diritto di procurarti i soldi per mangiare
3. hai il diritto di parlare liberamente (finchè non sarai così stupido da provarci per davvero).

l'idea è quella di informare la gente, di rendere un servizio pubblico, con le chitarre...
Rock the Casbah, nonostante sia stata prostituita come canzone anche nelle discoteche, nasce con buoni propositi: il primo verso "Il Re disse ai babau: dovete lasciar perdere quel 'raga'", è una frase ispirata a Bernie Rodhes, il manager del gruppo, che sosteneva che in quel periodo la loro musica era tutto un "raga" (tipo di musica indiana). da questo verso Strummer poi sviluppa un testo che era di incredibile attualità, riguardo al fatto che Khomeini aveva proibito d'ascoltare musica pop e rock nella Repubblica Islamica. il ritornello infatti recita: "The shareef don't like it - rockin' the casbah", quindi "allo sceriffo non piace che si suoni il rock nella Casbah". da notare l'incredibile somiglianza fonetica tra 'sharif' e 'scià'... ovviamente non a caso. il video è geniale, uno dei miei preferiti, con un ebreo ortodosso con tanto di cornecchi che da un passaggio ad un muezzin: i due dopo uno sguardo di fuoco iniziano a divertirsi insieme, ballando a ritmo della musica dei Clash, ad un concerto dei quali si recando alla fine del video. ovviamente non sto a sottolineare quanto fosse (e sia!) concettualmente importante l'idea sostenuta da questo video. purtroppo la canzone è stata spesso fraintesa, e considerata una sorta di posizione antiaraba (lungi da Joe farsi veicolo di un messaggio del genere!) e durante la prima (che in realtà è la seconda) Guerra del Golfo i soldati americani sparavano e combattevano con questa canzone nelle orecchie. luride teste di cazzo. (n.d.A. eheh)

(ah ho dimenticato di dire nella seconda parte che la Thatcher impedì ai suoi soldati inglesi che combattevano nelle Falklands di ascoltare le canzoni dei Clash eh!)

Straight to Hell invece raccoglie il testimone di Charlie don't surf, riprendendo le atmosfere rarefatte di Apocalypse Now e continuando a parlare della Guerra in Vietnam, e a condannarla ancora come ingiusta. Si narra la storia di un bambino nato in seguito ad uno stupro di una vietnamita operato da un soldato americano.Lasciami parlare del tuo sangue, bambino di bambù, non è Coca Cola ma riso...

concluderei riportando una delle parti conclusive del libro di Gilbert, che a mio parere rendono benissimo tutta la vicenda (molto più di quanto potrei fare io).

"Sotto il profilo politico, l'impatto dei Clash è stato sismico. Si sono schierati con enorme entusiasmo al fianco di Rock Against Racism e della Anti-Nazi League, chiarendo così a tutti la loro posizione multiculturale: in quel periodo le questioni dell'immigrazione e del razzismo stavano dividendo pericolosamente il Paese. I Clash hanno convinto migliaia di ragazzi britannici bianchi in età scolare - i quali altrimenti avrebbero perpetuato i pregiudizi razziali dei loro genitori - che bisognava capire e ammirare la cultura nera: questo è probabilmente uno dei più grandi obiettivi raggiunti dalla band. In America, poi, i Clash potrebbero aver aperto gli occhi ai teenager del Midwest sulle atrocità che il loro governo stava compiendo in loro nome in Nicaragua e El Salvador.
Indubbiamente i Clash, pur usando strumenti antiquanti come i concerti dal vivo e la pubblicazione di LP in vinile, hanno politicizzato migliaia di individui. I loro dischi erano lezioni di storia culturale, sociale e militare."

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