giovedì 21 novembre 2013

O stupidi o niente

Trovandomi, giorni fa, in viaggio con Ponti e Lattuada, il discorso cadde sul cinema. La strada da Roma a Torino è lunga, ed era fatale che verso Grosseto si finisse col parlare di cinema, anzi di film stupidi.
«Sembra» dissi «che i film stupidi siano necessari quanto quelli intelligenti, se è vero che il film sulla canzone di Zazà è molto piaciuto al pubblico. Sotto, dunque.»
«Ma i film stupidi» disse Ponti sospirando «non sono facili a farsi come si crede, né esiste una formula sicura.»
«Oppure se esiste» aggiunse Lattuada «la formula del film stupido è certamente più inafferrabile, varia e ingannevole delle altre, come inafferrabile, vario e ingannevole è il gusto del pubblico.
Ossia: l'intelligenza è un traguardo sicuro. Parlo, naturalmente, dell'intelligenza tra virgolette, che varia con la moda. Un film psicanalitico o esistenzialista avrà tutti i caratteri dell'intelligenza, presso un certo pubblico, ma niente ci vieta di pensare che si tratti soltanto di film stupidi ben mascherati.»
Ne convenimmo. Lattuada tirò fuori dal taschino due grossi sigari e me ne offrÌ uno. Per qualche chilometro tacemmo, immersi nella felicità del fumo. Ponti guidava a grande velocità, a occhi socchiusi come se stesse continuamente sul punto di addormentarsi. Invece era sveglio e a un certo punto disse: «Ogni tanto un produttore decide di fare un film per il pubblico, di arricchire se stesso e il pubblico e crede di ottenere lo scopo invocando la stupidità. Ebbene, nella totalità dei casi, se ne pente e riesce a dimostrare una cosa sola: che lo stupido è lui, non il pubblico». Poi aggiunse: «La parola pubblico, come tanti nomi collettivi, si presta fatalmente all'equivoco. Crediamo che si tratti degli altri e invece siamo noi».
Ponti ha prodotto venti film e, tra questi, Vivere in pace, un successo mondiale. Cominciò a occuparsi di cinema con Giacomo l'idealista, che Lattuada diresse. È milanese, un uomo calmo e quasi indolente, che pare stia sempre per addormentarsi, cosa niente affatto piacevole per chi gli sta vicino quando è al volante di una macchina che va a cento miglia per le strade della Maremma. Ma Ponti è invece un grosso gatto che finge di dormire per essere lasciato in pace.
Lattuada è tutto l'opposto, sempre sveglio, direi eccessivamente sveglio. Non gli sfugge nulla. «lo sono più propenso» disse dopo un lungo silenzio «a parlare di semplicità che di stupidità. Più propenso a riconoscere nel film cosiddetto stupido, ma riuscito, un movente felice, necessario, universale.»
«L'età media dello spettatore» aggiunse Ponti «è ormai stabilita in tredici anni. Il torto è però di credere che uno spettatore di tredici anni sia meno esigente di uno spettatore di ventisei o di trentanove.»
«Certo» disse Lattuada «lo spettatore medio di tredici anni è sensibile ad una poesia semplice e risoluta.»
«Un passo indietro» dissi io «e conveniamo almeno che, a parte l'età dello spettatore, la stupidità ha un suo fascino. Si suol dire persino che è riposante. Difatti succede che le persone e i libri più sciocchi sono quelli che ci tentano maggiormente ad un esame diffuso, quasi togliendoci ogni forza di pregiudizio. L'esperienza quotidiana mi porta anzi a credere che la stupidità sia lo stato perfetto, originario dell'uomo, il quale trova buono ogni pretesto per riaccostarsi a quello stato felice. L'intelligenza», aggiunsi «è una sovrapposizione, un deposito successivo: e soltanto verso quel primo stato dello spirito noi tendiamo per gravità o per convenienza».
«La stupidità…» disse Lattuada.
«Un momento» lo interruppe Ponti, improvvisamente sveglio, ma lasciando il volante. «Un momento. Quando al proprietario della... (e qui nominò un diffuso e popolarissimo settimanale), un tale fece notare che il suo periodico era troppo stupido e che sarebbe stato opportuno cambiarne il direttore, questi rispose: "Se vi sentite di farlo più stupido di cosÌ vi nomino direttore da questo momento. Ma vi avverto che non vi riuscirete".»
«Allora, se non sbaglio» dissi «la stupidità ha un limite. Oltre certi confini la mente umana si rifiuta di procedere. Ad un certo punto la Stupidità (forza attiva), diventa Idiozia (forza negativa), e non si vende più. Raggiungere quel limite, senza oltrepassarlo, è anche il segreto del Cinema.»
«Esatto» disse Ponti e chiuse gli occhi. Oltrepassata la Maremma, filavamo ormai verso Livorno.
«Ma quel limite» insisté Lattuada «ha un nome. Non mi stancherò di ripeterlo: Semplicità. E raggiungere la semplicità è non soltanto il segreto del successo, ma anche il segreto dell'arte.»
A questo punto una ruota dell'automobile si afflosciò e tutti scendemmo per cambiarla. Risalimmo e il discorso cadde su altri argomenti e fu quasi senza accorgercene che arrivammo alla torre di Calafuria. Qui un tempo bazzicavano i pirati, oggi c'è un'ottima trattoria. Lattuada volle fermarsi: «Voglio vedere» disse «cosa c'è rimasto del camion».
«Quale camion?» chiesi.
«Il camion che abbiamo fatto cadere sulle rocce, laggiù, per una scena del mio ultimo film.»
Giunti sull'orlo della strada, che è a strapiombo sul mare, invano figgemmo lo sguardo sulla scogliera. Del camion precipitato non si vedeva nemmeno un bullone.
«Forse» dissi «non è proprio questo il punto.»
«No» disse Lattuada «è questo. Il camion andò a finire laggiù, tra quegli scogli. Avevo piazzato tre operatori a riprendere la scena.» Ancora guardò la scogliera battuta dalle onde e poi sorridendo aggiunse: «Ecco, sempre a proposito di semplicità, la buona arte come la buona combinazione chimica non lascia tracce o depositi. Anche il camion è sparito, finita la sua parte.»
Dovetti convenire, e con me anche Ponti: il quale aggiunse che il camion infatti aveva recitato benissimo.



Ennio Flaiano, Bis, 6 aprile 1948

martedì 30 luglio 2013

Whatever Works 4

<< E non è l'idea della cristianità che biasimo o dell'ebraismo, o di qualsiasi altra religione. Sono i professionisti che l'hanno trasformata in un business, lì c'è un mucchio di soldi nel racket di Dio, un mucchio di soldi! Gli insegnamenti di Gesù sono una meraviglia, così come lo sono in origine le intenzioni di Karl Marx. Ok? E come possono essere male se tutti dividono equamente: non fate agli altri, democrazia, governo del popolo, tutte grandi idee, sono tutte grandi idee ma..hanno tutte quante un fatale difetto. È questo sono tutte basate sul falso concetto che l'uomo sia fondamentalmente buono e che se gli dai l'occasione di essere onesto l'afferra, che non è uno stupido, egoista, avido, codardo e miope verme. Quello che dico è che la gente rende la vita peggiore di quello che dovrebbe essere e credetemi è già un incubo senza il bisogno del suo aiuto, ma in definitiva mi dispiace dirlo, la nostra è una specie fallita >>

Whatever Works 3

<<  Boris: Aaaah Aaaah [urla]
Jessica: Che succede? Boris?
Boris: Io sto morendo.
Jessica: Che cos'hai?
Boris: Sto per, sto per morire..
Jessica: Vado a chiamare l'ambulanza?
Boris: Noo, non adesso, non stanotte, voglio dire prima o poi.
Jessica: Boris, tutti muoiono.
Boris: È inaccettabile!
Jessica: I tuoi attacchi di panico stan diventando più frequenti e più intensi. Devi ricominciare a prendere le tue medicine.
Boris: Non le riprendo le mie stramaledette medicine, non mi faccio offuscare la mente da sostanze chimiche quando sono l'unico ad avere un'esatta visione di insieme. Dove cazzo è la vodka?
Jessica: Devo incontrare dei clienti domattina, sono le quattro. Lo capisci?
Boris: Clienti certo. Facoltosi banchieri per disegnare i loro appartamenti chic, per riempirli di opere d'arte e di preziosi oggetti così possono esibire i loro soldi ed entrare nell'un percento che è al top di questa vergognosa, violenta, prevenuta, illetterata, sessualmente repressa, farisaica nazione.
Jessica: Senti sono le quattro del mattino, non puoi risparmiare questo sproloquio adolescenziale.
Boris: Io sono un uomo con un'ampia visione del mondo e sono circondato da microbi. >>

Whatever Works 2

<< È straordinario Melodie: migliaia di anni fa i popoli antichi, egiziani, romani, maya passeggiavano verso casa, proprio come noi, discutendo dove andare a cena o facendo solo chiacchiere:

"Oh sai mi sono comprato una grande casa sul Nilo, con un soggiorno, con vista sulla nuova piramide del Faraone"

"Oh il mio medico dice che le lingue di pavone fanno male al cuore"

"Oh si sono preoccupata, non riesco a mandare mio figlio ad un asilo nido azteco davvero buono..."

Già e che diavolo significa adesso? Zero. E loro credevano che fosse importante! >>


Whatever Works 1

venerdì 12 luglio 2013

Come noi mangiamo i nostri giovani...

Se la musica sta morendo, i musicisti la stanno uccidendo. I compositori sono gli unici a portarla alla decomposizione. Siamo responsabili come chiunque altro - anche se ci piacerebbe non ammetterlo. Ci attacchiamo all' "Industria", dando colpa a cose tipo la “struttura del sistema” per la nostra musica di merda - ma noi siamo gli unici a farla. Apriamo la scatola che ci hanno dato e ci saltiamo dentro, ci imballiamo all'interno, lecchiamo perfino il francobollo. Perché? Insicurezza - il bisogno di essere accettati - forse anche denaro. Non stiamo pensando alla nostra musica, solo a come appare. C'è chi preferirebbe avere la lingua calda di un critico a leccare il suo buco del culo, piuttosto che quella della sua amata. Questo gli dà un senso di validità e di potere. Egli sembra sfidare la gravità.

Forse è perché non sa cos'altro diavolo fare. Egli vede ciò che sta arrivando – ma si blocca con il panico come un cervo coi fari di una macchina. Non ridete - io l'ho fatto e probabilmente anche voi. E questo indubbiamente ha avuto effetti sulla  musica. (Ma abbiamo imparato qualcosa da ciò?) Sappiamo di essere per lo più una massa di bambini bavosi che hanno bisogno costante di carezze. Ci rendiamo conto anche che nell'ordine morale della società, occupiamo posizioni simili al ladro, ruffiano, o guardone. Sappiamo che seppure uno ha la fortezza di un toro, ciò è per tener duro nel rimanere focalizzati in questo mondo. Esso ci dà milioni e milioni di immagini - distrazioni - tutto dice la stessa cosa nello stesso tempo: NON PENSARE. Se la tua fantasia e desiderio ti danno l'emicrania, come è facile dimenticarli quando c'è così tanto da vedere.

Le nostre creazioni muoiono rapidamente quando sono abbandonate in questo modo. Ci rendiamo conto che stiamo mangiando la nostra gioventù? Sembra che la passione che ci muove sia accompagnata da una voglia incredibile di schiacciarla. E così veloce come un fottuto riflesso - una risposta condizionata. E' un problema sessuale? Un qualcosa di puritano? La musica più intensa e convincente raggiunge un livello sessuale di espressione, ma ciò che noi normalmente sentiamo è frigidità e mollezza. E' veramente troppo facile per un artista 'socializzare ' i suoi desideri quando la vita gli dice che costruita di cartone è OK. Ti dovresti vergognare di te stesso! Qual è il tuo fottuto problema? Se non vieni fuori, prima o poi morirai dentro lì. Usa pezzi di te stesso. Fluidi corporei. Guarda a destra e a sinistra. Vaglia attraverso i beni artistici degli altri. Prendi in prestito. Ruba. E cerca di ottenere qualche sorta di piacere mentre lo stai facendo.

Questa eccitazione dovrebbe aumentare e intensificarsi quando visualizzi che essa si trova ad essere condivisa da un numero ragguardevole di persone. Pensaci. Se viene da dentro di te, è valida automaticamente – solo che può o non può essere valida. Perché se non è comunicata in qualche modo, il suo piacere è di così breve durata, come una scopata veloce nella stanza sul retro. Non vuol dire che è merda. Il lavoro di molti compositori è quello di costruire muri elaborati di suono - ma spesso ci dimentichiamo di una finestra o una porta per strisciare fuori. Come possiamo sopravvivere in queste piccole stanze intelligenti? Siamo costretti a mangiare la nostra creazione o moriremo di fame. A questo punto, abbiamo sentito quello che volevamo sentire - le nostre orecchie hanno chiuso. Ci siamo rassegnati come schiavi alla nostra stessa golosità.

Ma se noi abbiamo sprangato il nostro ambiente di apprendimento, la nostra unica via d'uscita è quella di insegnare ciò che sappiamo. Saranno in grado di ascoltare? Perché dovrebbero? Perché hanno bisogno di voi tanto quanto voi di loro. Tu puoi salvare loro dall' essere inghiottiti dal mondo - loro possono risparmiare te dall'essere inghiottito dal mondo. Musicisti giovani e meno giovani dovrebbero essere alla ricerca l'uno dell'altro e usarsi tutti e due. Essi dovrebbero sviluppare un sano scambio di oscenità - e imparare a indossare reciprocamente le maschere dell'altro. In questo tipo di ambiente, cose incredibili possono accadere. Musica può emergere che sia scattante e personale. Musica che sia ricca di contraddizioni - impossibilità. E questa è la merda che può sfidare la gravità.

ORIGINAL

HOW WE EAT OUR YOUNG By Mike Patton

If music is dying, musicians are killing it. Composers are the ones decomposing it. We are as responsible as anyone--although we'd love not to admit it. We lash out at "The Industry", blaming things like corporate structure for our shitty music--but we are the ones making it. We open the box they've given us and jump in, wrap ourselves up, and even lick the stamp. Why? Insecurity--the need for acceptance--maybe even money. We're not thinking about our music, just how it looks. One would rather have the warm tongue of a critic licking his asshole than the tongue of his spouse. It gives him a sense of validity and power. He seems to defy gravity.

Maybe it is because he doesn't know what the hell else to do. He sees it coming--but freezes with panic like a deer in the headlights. Don't laugh--I've done it and you probably have too. And it has undoubtedly effected out music. (But have we learned anything form it?) We know that we are mostly a lot of slobbering babies who need constant stroking. We realize also in the moral order of society, we occupy positions similar to the thief, pimp, or peeping tom. We know that even if one has the pride of a bull, it is hard enough just to remain focused in this world. It gives us milliona upon millions of images--distractions--all saying the same thing at the same time: DO NOT THINK. If your fantasy and desire give you migraines, how easy it is to forget them when there is so much to look at.

Our creations die quickly when abandoned like this. Do we realize that we are eating our young? It seems the passion that moves us is accompanied by an incredible urge to squash it. It is as quick as a fucking reflex--a conditioned response. It it a sexual problem? A puritanical one? The most intense and convincing music achieves a sexual level of expression, but what we normally feel is frigidity and limpness. It is just too easy for an artist to 'socialize' his desires when life tells him cardboard is OK. You should be ashamed of yourself! What is your fucking problem? If you don't come out, sooner or later you will die in there. Use chunks of yourself. Bodily fluids. Look left and right. Sift through others' belongings. Borrow. Steal. And try to achieve some sort of pleasure while doing it.

This excitement should increase and intensify when you visualize it being shared by a number of people. Think about it. If it comes from inside you, it is automatically valid--it just may or may not be good. Because if it is not communicating in some way, its pleasure is as short-lived as a quick fuck in the back room. It doesn't mean shit. The labor of many composers is to construct elaborate walls of sound--but we often forget to leave a window or door to crawl out of. ow can we survive in these clever little rooms? We must eat our creation or we will starve. At this point, we have heard what we wanted to hear--our ears have shut down. We've resigned as slaves to our own gluttony.

But if we have boarded up our learning environment, our only way out is to teach what we know. Will they listen? Why should they? Because they need you as much as you need them. You can save them from being swallowed up by the world--they can save you from being swallowed up by the world. Young and old players should be seeking each other out and using each other. They should develope a healthy exchange of smut--and learn to wear each other's masks. In this kind of environment, incredible things can happen. Music can emerge that is athletic and personal. Music that is riddled with contradictions--impossibilities. And that is the shit that can defy gravity.

venerdì 17 maggio 2013

Un grande libro.


"Mezz’ora prima del calcio d’inizio Peter (il fidato collaboratore di Clough, ndr) irrompe nello spogliatoio rosso in faccia gridando: “Haller, la loro riserva, è di nuovo nello spogliatoio di quel cazzo di arbitro. L’ho appena visto entrare. E’ già la seconda volta, e parlano in fottuto crucco”. “Lascia perdere” – gli dico – potrebbe essere qualsiasi cosa”. “Col cazzo – grida Pete – Haller è un tedesco di merda e lo è anche quel cazzo di arbitro, Schulenberg. Non è giusto. Te lo dico lo, stanno tramando qualcosa”. “Lascia perdere – gli dico un’altra volta – pensiamo alla partita e al gioco”. Semifinale di andata della Coppa dei campioni, 11 aprile 1973. Lo stadio Comunale, le bandiere bianconere di 72.000 tifosi della Juventus, la Vecchia Signora in persona, in bianco e nero: Zoff, Spinosi, Marchetti, Furino, Morini, Salvadore, Causio, Cuccureddu, Anastasi, Capello e Altafini. “Sporchi, sporchi bastardi” sta dicendo Pete. Lo sta dicendo prima ancora che ci sediamo in panchina, prima ancora che si sia giocato un solo pallone. Per i primi 20 minuti incassiamo le entrate in ritardo, le magliette tirate, le astuzie di ogni genere. Non fanno che buttarsi a terra sotto gli occhi dell’arbitro, cazzo. Le ostruzioni, gli sgambetti, le trattenute. “Sporchi simulatori, truffatori, bastardi italiani del cazzo”. Poi Furino mette un gomito in faccia a Gemmil. Archie reagisce, appena leggermente, ed ecco che Gemmil finisce sul taccuino dell’arbitro. “Vaffanculo, arbitro! – urla Pete – e quello stronzo di Furino?”. Roy Mc Farland salta per contendere un pallone alto a Cuccureddu. Le teste di Mc Farland e Cuccureddu si scontrano. Mc Farland, il nostro capitano, viene ammonito.“ Per cosa? Per cosa, cazzo? Per un cazzo di niente. Niente!”. Gemmil ammonito. Per niente. Mc Farland ammonito. Per niente. Da quel culo rotto del loro amico arbitro crucco del cazzo. Con Gemmil e Mc Farland diffidati nel turno precedente, questa è proprio la cosa che volevi evitare. Adesso i due nostri uomini più importanti saranno squalificati per il ritorno, proprio la cosa che volevi evitare.“E loro lo sapevano, lo sapevano eccome, cazzo!”. Pete aveva visto giusto.Altafini porta la Juve in vantaggio, ma poi pareggia Hector. 1 a 1 ! Salvadore e Morini battuti, Zoff con il culo per terra, e lo stadio Comunale ammutolito, le bandiere bianconere afflosciate. Si va all’intervallo.Haller, la riserva, si alza dalla loro panchina e scende nel tunnel assieme a Schulenberg, l’arbitro. “Guarda là – dice Pete – si può essere sfacciati così?”. E poi corre giù dal tunnel dietro di loro. “Scusatemi signori – grida – io parlo tedesco. Vi dispiace se ascolto?”. Ma Haller inizia a colpire Pete nelle costole, chiamando a gran voce gli addetti alla sicurezza, che spingono Pete contro il muro del tunnel e lo tengono fermo lì. Io non posso intervenire, cerco di fare in modo che la squadra non sia coinvolta nel parapiglia, entro con i giocatori nello spogliatoio, è qui che mi guadagno da vivere. “Questa è gente da terza divisione – dico alla squadra – basta che manteniate la calma”. Ma è qui che le cose vanno storte, pensando a Pete contro il muro. Pete immobilizzato, Pete che ha perso la calma. Difendersi sull’ 1 a 1? Attaccare sull’ 1 a 1? Ma il Derby County non si difende ne attacca. Hanno tutti perso la calma. Fino a quando Roger Davies esplode e dà una testata a Morini. Espulso. Segnano Causio e Altafini, finisce 3 a 1 per loro, ed ecco le loro bandiere sventolare. Bianconere. Fottutamente bianconere. I truffatori non dovrebbero vincere mai. “Maledetti bastardi truffatori” – grido ai loro giornalisti – non parlo con dei bastardi truffatori!”. Ma ormai è tardi (ora Clough parla a se stesso ndr) sei fuori dalla coppa. Odi la Juventus. Odi la Vecchia Fottuta Signora di Torino. La Puttana d’Europa. Ricorderai il suo fetore, il suo tanfo, lo ricorderò per il resto dei tuoi giorni. Il fetore della corruzione, il tanfo del marciume. La fine di ogni bene, l’inizio di ogni male. Non ti consola che la Juve venga poi battuta 1 a 0 dall’Ajax nella finale di Belgrado. Non ti consola che l’arbitro portoghese, Francisco Lobo, racconti all’Uefa del tentativo di corromperlo, dell’offerta di 5000 dollari e una Fiat che ha ricevuto per farli vincere la partita di ritorno. Non ti consola che cinque anni fa perdevate in casa contro l’Hull City davanti a 15.000 persone, sedicesimi in seconda divisione. Non ti consola un cazzo di niente. Non può esserci consolazione. La Juventus vi ha steso e derubato, la Vecchia Puttana vi ha sottratto con l’imbroglio al vostro destino, la Coppa dei campioni. Questi episodi saranno sempre con te, non ti lasceranno mai. Ancora ti perseguitano e ti braccano, e ti braccheranno per sempre. La fine di ogni bene, l’inizio di ogni male.

Torino, Italia, aprile 1973 ” (Il Maledetto United, Brian Clough)

venerdì 12 aprile 2013

About 2013's Rock Music.

Sigur Ros

Alice in Chains

Daft Punk

Queens of The Stone Age

The National

These New Puritans

Colin Stetson

Depeche Mode

Deerhunter

Unknown Mortal Orchestra

Flaming Lips

David Bowie

My Bloody Valentine

The Knife

Atoms For Peace

Primal Scream

The Black Angels

Tomahawk

ZEUS!


& much more.



2012: I'm late

1949-2010: I'm late

2011: http://sunbathingon.blogspot.it/2011/10/about-2011-rock-music.html

mercoledì 3 aprile 2013

Eureka!

La risposta dei programmatori

all'interno della comunità dei programmatori aleggia il dubbio che Pensiero Profondo avesse qualche problema nel gestire le precedenze degli operatori. Come spiegazione, si veda il seguente programma in C:

#include <stdio.h>

#define SEI 1 + 5
#define NOVE 8 + 1

int main()
{
printf( "Il significato della vita: %d\n", SEI * NOVE );
return( 0 );
}


Il programma definisce le macro SEI come "1 + 5" e NOVE come "8 + 1"; quando viene eseguita l'operazione "SEI * NOVE", dato che nel calcolo matematico si usa dare la precedenza alla moltiplicazione sull'addizione, il computer si trova ad eseguire 1 + (5 * 8) + 1. Che risulta 42.

mercoledì 20 marzo 2013

Più Bene che mai

"Gli Italiani continuano ancora ad andare, sempre a votare (votano, votano, votano) ma non si capisce perché votino. Per dare un senso a che cosa?
E quello è il guaio: non risolveranno mai niente con la democrazia. “Democrazia” nel senso di Hobbes, che la chiamava “demagogia”. Fu il primo a chiamarla col termine giusto...Non si può vivere con la vita, ma l’unica forma di governo che garantisca qualcosa cos'è? è la democrazia, paradossalmente è la più accettabile (se ne occupa Cioran molto bene). Ma vi domando: che cosa garantisce la democrazia che una dittatura non possa garantire? Certo, garantisce qualcosa: ma lo sapete qual'è, garantisce la invivibilità della vita. Non risolve la vita. Chi sceglie la democrazia, chi sceglie la libertà, sceglie il deserto. Se la democrazia fosse mai libertà. Ma la democrazia non è niente; è mera demagogia. Qualora noi meritassimo una libertà, dovrebbe essere affrancamento dal lavoro e non occupazione sul lavoro. Anche se non si scappa mai – questo è il discorso di Deleuze sulla letteratura minore, su Kafka – dalla catena di montaggio; non si sfugge mai, on n'echappe pas, dice lui, a la machine, non si sfugge da, alla macchina, non si scappa... la catena di montaggio diventa ancora più forte nella vostra strada che percorrete, poi nel tram, poi in auto, poi a casa, in famiglia aumenta ancora, si fa sentire l’oppressione della catena di montaggio, si fa sentire il nulla della via, questa pressione durissima - on n'echappe pas a la machine, non si sfugge alla macchina - non solo nella famiglia, financo nel lavoro, nella rivoluzione, nell'amore soprattutto si sente, diceva Deleuze, nella rivoluzione ancora di più, e soprattutto, la catena di montaggio si sente ossessiva, oppressiva, nell’entusiasmo, e soprattutto nell'entusiasmo. Queste non sono ciance.

Sono più dalla parte di chi non è, di chi davvero è povera cosa che sente il disagio di non esserci, non invidio nulla a chi sente il piacere d'esserci, mi spiego, mi sento molto vicino davvero all'immateriale, mi sento vicino all'inorganico, quando risero di Freud a Ginevra, aveva pronunciato "al di là del principio del piacere" avendo riletto molto bene Schopenhauer, tutti ridevano, cerchiamo tutti il nostro male, la nostra infelicità, l'uomo cerca di rendere sempre più infelice, differendo sempre il piacere... come accade nel differir l'orgasmo, nel differir la vita, la felicità è nel differirla, non nell'averla, nell'averla c'è la rogna di averla avuta.

Io mi occupo, e – purtroppo o per fortuna – si occupano di me, solo dei significanti, i significati li lascio ai significati... Noi siamo nel linguaggio e il linguaggio crea dei guasti; anzi è fatto solo di buchi neri, di guasti. “Codesto solo – dice l’Eusebio nazionale, cioè Eugenio Montale, però traducendo pari pari Nietzsche – oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.” E questo si può dire. Chi dice d’esserci è coglione due volte: primo perché si ritiene Io, secondo perché è convinto di dire; è coglione una terza volta perché è convinto di dire quel che pensa, perché crede che quel che pensa non sian significanti, ma sian significati, e che dipendano da lui, ma Lacan ha insegnato: “il significato è un sasso in bocca al significante”. Qualcuno ha da obiettare questa definizione? La obietti con i lacaniani, la obietti con Lacan, la obietti con intelligenza, certamente! Ma per me l’intelligenza è miseria... E’ ora di cominciare a capire, a prendere confidenza con le parole. Non dico con la Parola, non col Verbo, ma con le parole; invece il linguaggio vi fotte. Vi trafora. Vi trapassa e voi non ve ne accorgete. Voi sputate su Einstein, voi sputate sul miglior Freud, sull’aldilà del principio del piacere; voi impugnate l'ovvio, applaudite l’ovvio, ne avete fatto una minchia di questo ovvio, in cambio della vostra e del vostro comice [comizio] cui siete dannati, ma io non vi sfido: non vi vedo!

Non mi vergogno d’essere nell’equivoco italiota. Non mi interessano gli Italiani, ecco. Qualunque governo, come qualunque arte, è borghese: tutta l’arte è rappresentazione di Stato, è statale. E’ uno Stato che si assiste fin troppo. “Se no alla mediocrità chi ci pensa?”. La mediocrità, par excellence, è proprio lo Stato. Lo Stato dovrebbe smetterla di governare: si può dare uno Stato senza governo, mi spiego? ...Me ne infischio del governo, della politica, del teatro soprattutto.
.. Me ne frego di Carmelo Bene, io. Voi no, ma io sì... Lo Stato italiano … si è sempre abusivamente, incompatibilmente, eccessivamente occupato (si è stra-occupato) del qui presente-assente, di me. Ne ha proprio abusato; non ne posso più di questa haute surveillance. Lo dico da quand’ero ragazzo. Io ho chiesto sempre allo Stato (nei libri, per iscritto, nelle carte da bollo, fuori delle carte da bollo): “Per favore, voglio essere trascurato”; sono “un poeta” da ragazzo, poi sono andato di là dal poeta, ero “un artista”, poi l’arte l’ho riconosciuta borghese... Oblio dello Stato, oblio di me. L’artista, soprattutto il genio, vuole essere trascurato. Fa di tutto per trascurar se stesso! Già è sfuggito alle apprensioni di sua madre, che non l’ha lasciato suicidare in una pozzanghera, che l’ha sempre trattenuto e fermato, alla fine viene un ministro – proprio poliziotto – che ti si attacca e non smette più. Dico che la mediocrità dei ministri deve campare, deve sopravvivere anche quella, se no, a quella mediocrità dello Stato, alla mediocrità di Stato, “chi ci pensa?. Lo Stato si occupa della mediocrità della democrazia (cioè a 65 milioni di Italiani), 65 milioni di Italiani (da imbecilli, cioè Italiani) votano questo Stato, che è il loro stato di cose, quello che è stato è Stato e quindi non è stato mai.

Il giornale è un fatto anacronistico, via, perchè non è un fatto, no? sarebbe ora di finirla con questa libertà di stampa, via, mi sta bene la libertà di stampa se è libertà dalla stampa...La stampa informa i fatti, non sui fatti, la stampa mente, come sempre, devono campare, un panino almeno glielo vogliamo dare al mese ?...

Non fingo di interessarmi ai problemi della patria, all’Europa...Cos’è l’Europa? Di quale colonizzazione si tratta? Di colonizzare noi stessi? Altri? I popoli? Me ne fotto dei popoli... non mi interessa tutto quello che sconfina dal sangue allo sperma, e sconfina oltre, quindi al di là degli orizzonti adolescenti …tramontiani, mi interessava anche una volta, adesso nemmen quello mi tocca più, ma non adesso, da ancora prima di quella volta in cui ero adolescente... [zio pera che bello!]

Io ignoro. Io sono la mia s’ignora. Sono s’ignorante, sono un Signore. Diceva Flaiano a scuola “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”. Diventa “Questa collina mi è sempre piaciuta”! Istruzione “obbligatoria”? Ma che siamo in Siberia? Ma perché bisogna istruirsi? Su che cosa? E poi chi deve istruirmi? Lo Stato? E chi è lo Stato? Ma chi l’ha votato questo Stato? Chi l’ha eletto?
 ... Come dice Deleuze, c’è un potere del teatro che è peggiore del potere dello Stato... Non sono dalla parte del potere, non ho poteri. Io sono incoerente come l’aere, più dell’aere.
Io sono per il grande teatro, cioè il grande teatro è quanto non è comprensibile, ecco, la vita si comprende? No, allora occupiamoci della vita, basta con il sociale...

In teologia si danno solo domande non risposte... quando parlo di dio lo intendo nel senso che Nietzsche invidiava a Stendhal, cioè "dio ha una sola scusa" diceva Standal, "non esiste"

Sono un capolavoro, attenzione qui la vanità è finita... basta con il produrre dei capolavori, ...bisogna diventare dei capolavori, l'arte è sempre stata borghese, consolatoria, idiota mentecatta stupida soprattutto è stata cialtrona e puttanesca e ruffiana, l'arte deve essere incomunicabile, l'arte deve solamente superare se stessa, ecco perchè tocca a noi, ma chissà a chi, una volta fuor di noi, essere un capolavoro, uscire fuori dal modo, come diceva san juan de la cruz, per pervenire là dove non va più modo, quello che gli gnostici si auspicavano, volevano, esigevano dall'informe, mi sono spiegato? Ecco, ma non posso che cercare di spiegare il mio disagio, non altro, non posso dare appuntamenti con il reale, appuntamenti con l'ovvio col logico col razionale, è questo, il buio, spegniamo le luci.

Io ho tanto disappreso. Ho disappreso nei millenni, non vi auguro di disapprendere tanto. Io applico quella agape schopenhaueriana – cioè quella compassione che non è cristiana, diciamo è più stoica, anzi è più gnostica, ecco – nei confronti della maggior parte di voi, meschini, in questa acquiescenza, in questo nullismo, in questo bagno di omologazione di Stato purché si accetti al di là del bene e del male, al di là della coscienza applicata, al di là della demagogia democratica, al di là della democrazia in tutti i sensi deprimente e depressa...
L’Italia è un condominio di piattume, di piattole rompicoglioni, insensate e squallide. Insignificanti...

Qualunque tuttologia è cazzata e qualunque problema è un falso problema. Una volta tanto, in questa trasmissione, si sta parlando davvero di cazzate, finalmente. Era l’ora di riconoscere che si parla sempre di cazzate! Questa sera stiamo dicendo che non stasera son cazzate, ma che sempre si parla soltanto di parole, cioè di cazzate. Senza che si offenda il fallo."





Grazie a Rita Monna.