martedì 29 marzo 2011

Chiusura della pagina FB "Sopprimere la deleteria ignoranza e vuotezza del berlusconismo" del 29 Luglio 2010.

Nel ringraziare davvero tutti per le adesioni (ed anche per la recente solidarietà morale in ragione di un mio sfogo personale)...
Berlusconi c'è ed ormai è un elemento di cui difficilmente l'Italia potrà fare a meno...anche quando non ci sarà più fisicamente...ci sarà ancora.
In fondo non è nemmeno colpa sua di esserci......ha trovato lo spazio giusto ed il terreno fertile e ci si è astutamente infilato.
Sono arrivato a credere che anche la rete non serva a nulla...solo parole che lasciano tutto invariato e destìno ormai completa indifferenza anche nella parte avversa.
Tutti insieme abbiamo provato a smuovere un pò gli animi, i cervelli...ma in fondo all'Italietta va bene così ed andrà ancora bene in futuro.
Una volta mi hanno chiuso questa pagina per qualcosa che non mi è ancora chiaro...questa volta, tra poco, lo farò io poichè credo che la rete abbia esaurito completamente il suo potenziale di spinta. Il popolo viola e mi dispiace affermarlo ha clamorosamente fallito il suo intento ed ormai è addirittura deriso e screditato dall'opinione pubblica. E' stato davvero triste prenderne atto.
Sono stato dell'idea, fin dal principio di questo ventennio di regime devastante, che sarebbe stato, qualora qualcuno non fosse riuscito a fermarlo...una sciagura.
Oggi a distanza di quasi vent'anni, tutto è come avevo previsto e sono finito anche io nella rete della devastazione, come era del resto prevedibile.
Forse ho una fortuna in più rispetto ad altri che è quella di avere un paese estero vicino...anche se grazie al devastatore ormai non ci vogliono più nemmeno lì (per la storia di Gheddafi, e lo scudo fiscale).
Resta ancora una minoranza di coscienze ed intelligenze che possono fare ancora qualcosa...ma solo per loro stessi e non per questa Italietta che ormai non ha più niente da dire e da insegnare se non in ambito di degrado e corruzione. Auguro a loro di farlo davvero almeno per loro stessi.
Lascio questo post per qualche giorno perchè ognuno degli iscritti possa leggerlo ed eventualmente commentarlo...dopodichè ringraziando tutti voi (quasi 13.000!!!) di cuore vi saluto tutti nella speranza che almeno nel vostro animo siate riusciti a sopprimere questa deleteria ignoranza e vuotezza che ci affligge da molti anni.
Un saluto a tutti e buona fortuna.

Contro ignoranza. Claudio

domenica 20 marzo 2011

Vanity Fair?

Radiohead: The King Of Limbs (autoproduzione)


Come più o meno il cinquanta per cento della popolazione mondiale in fibrillazione per le ventiquattro ore d’anticipo con cui gli si è dato in pasto The King Of Limbs, come se già non fosse stata sufficiente la fibrillazione causata dalle Cinque Giornate d’Anticipo con cui veniva comunicato al mondo la diffusione di un nuovo disco di uno dei gruppi più importanti di tutta la sfera ontologica della musica pop contemporanea (ma non così fibrillante, dopotutto, che questa storia dell’essere sempre presente e coinvolto nel Qui & Ora fenomenico in cui si verificano le occorrenze pop-culturali, questa smania di essere sempre hyper-aggiornati e di avere sempre qualcosa da dire nell’immediatissimo futuro [diciamo tre minuti dopo] successivo alla comparsa di una News Bomba nel feed reader – queste fisime del giornalismo musicale 2.0 mi hanno già stancato, per farla semplice) – come un casino di altre persone sparse in giro per il mondo, dicevo, ho dato il primo ascolto a The King Of Limbs mentre ero ancora a lavoro. Cosa comporta un primo ascolto siffatto: distrazione, innanzitutto, mancata immersione totale, altri cazzi a cui prestare attenzione, idioti che fanno squillare il telefono del mio ufficio evidentemente ignari del fatto che i Radiohead hanno prima annunciato l’uscita di un disco con cinque giorni d’anticipo e poi hanno anticipato questa uscita di un giorno, mettendo in discussione un ordine mondiale già compromesso da Sanremo 2011. Ho fatto un primo ascolto molto superficiale di tutto The King Of Limbs, insomma. Nel frattempo, “Radiohead” diventava trending topic su Twitter, e a migliaia – pensando di svelare un arcano che possedevano solo loro, e ognuno per sé – pubblicavano sulle proprie bacheche facebook il video di Lotus Flower. Quindi mi imbattevo nei primi commenti a caldo dell’infosfera tutta, fra recensioni istantanee e impressioni twittate da ogni dove. Mi soffermavo con piacere sulle stroncature, mi facevano ridere certi commenti del tipo “non sono nemmeno canzoni”, come se la “canzone” fosse l’Unità Minima, come se Pyramid Song (su Amnesiac, primi Anni Zero cosiddetti) fosse una canzone, come se non fosse successo nulla negli ultimi quarant’anni. Come se i Radiohead dovessero ancora fare delle canzoni, andare a Sanremo, venire eliminati la prima sera ma portare comunque a casa il premio della critica e un CD di Apicella con dentro delle banconote da cinquecento euro.
Ultimavo l’ascolto e mi restava solo un’impressione – un’impressione di luce.
Il giorno dopo mi metto in strada e accendo il lettore. Vado nella luce, sotto un sole particolarmente bello e netto. Ascolto con attenzione, stavolta, non ho rotture di palle nelle immediate vicinanze, penso che un ascolto approfondito sia qualcosa di molto vicino a questo. E confermo l’idea di luce di tutto il disco: c’è una luminosità diffusa in ogni pezzo, e proviene da qualcosa di apparentemente ignoto, è la risultanza di arrangiamenti, armonie archetipiche per i Radiohead (quella roba che potrebbe essere una quinta diminuita o una settima dominante con scappellamento sul bemolle, il territorio di confine fra pop rock avant e jazz e tutto quello che vi pare), reverberi a strascico sulla voce di Thom Yorke, ritmi quadrati ma non per questo immediati né tanto meno semplici. E di fatto non si tratta di canzoni, o meglio: è un formato imprendibile, sono non-canzoni fatte di non-strofe e non-ritornelli, prive di momenti solisti in senso rocker-purista. Peròsono canzoni, e ammesso che si possa aprire una discussione interiore, senza sentirsi stupidi, sull’essere o meno canzoni di certi pezzi se ne concluderà che interrogarsi su robe del genere è del tutto inutile. C’è una qualità ambientale in tutto il disco che non riesco a decifrare con esattezza. Sono continue le sovrapposizioni delle varie chitarre con i synth e le sezioni ritmiche. A questo proposito: l’elettronica è usata con parsimonia e in maniera molto organica rispetto a tutto il tessuto sonoro, è una componente basilare di molte composizioni, e pur non potendo affatto parlare di elettroacustica dobbiamo ad ogni buon conto notare che l’elettronica viene suonata come se fosse un altro strumento acustico, ce n’è di più che su In Rainbows ma non è in bella vista. Un’altra componente che esce con più forza rispetto alle incarnazioni Radiohead finora conosciute è sicuramente un’attitudine più totale verso costruzioni poliritmiche che si riflettono in umori percussivi a un passo da tropicalismi e mariachismi vari: se vi sembra che la sto sparando grossa ascoltatevi subito Little By Little, e poi ne riparliamo. E c’è Feral, l’episodio più trattato, che sembra una cover dei Mahjongg, o il pezzo perfetto per essere coverizzato dai Mahjongg: fate un po’ voi.
Sto cercando di analizzare l’ultimo disco dei Radiohead, ma mi rendo conto che è solo eccesso di zelo. Ribadisco una conclusione tutta personale che spero possiate condividere: per gruppi come i Radiohead non valgono più le coordinate di Bello/Brutto, Buono/Non Buono con cui potremmo sperare di comprendere altre realtà. Il loro percorso nella musica, la loro strada finora segnata all’interno della massa di significati del rock (usiamo ancora questo termine per semplificare, e parecchio) li ha portati all’elaborazione di un linguaggio totalmente autentico, personalissimo, riconoscibile, originale. Un canone. Giunti al loro n-esimo disco, il riconoscimento di questa originalità – da parte mia, e da parte vostra se siete d’accordo con me – il riconoscimento epistemico di questa originalità, dicevo, supera e rende inutilizzabile la valutazione estetica della Cosa. Cioè: non vale a un bel niente dire se questo disco sia bello o brutto. È una questione logica, alla fin fine. The King Of Limbs è un disco dei Radiohead: l’ultimo disco dei Radiohead è un disco dei Radiohead, e se vi sembra che stia delirando probabilmente avete ragione. Ma non venite a dirmi che avete bisogno di una sottospecie di recensione per capire se un disco vi piace o meno. Ci sono momenti davvero validi (la maggior parte) ed episodi più sterili (pochi, forse solo Give Up The Ghost), questo posso dirlo. E c’è tanta luce. Ma lo si capirà meglio fra alcuni anni, in quanto ad essere complessivamente buono o non buono, alla faccia del 2.0. Provate a riascoltare Kid A adesso, per dire.
E insomma: già l’idea di sfuggire all’immediatezza di questi tempi turbati dal turboconsumo, e la capacità intrinseca di prorogare un giudizio che invece si vorrebbe bell’e pronto per stare sempre sul pezzo, già questo la dice lunga sulla qualità della musica. Poi si potrebbe anche concordare con Everett True quando dice che i Radiohead non hanno più idee, ma non capisco la necessità di avere nuove idee se quelle vecchie sono ancora complesse e in continua elaborazione. Questo non è più rock, i Radiohead non sono più rock da Kid A in avanti. È un problema? NO. Mettetevelo in testa.
Tutto qui.

Giampiero Cordisco

venerdì 11 marzo 2011

E così sia.


"Immaginate se un giorno ogni essere umano mandasse tutto quanto affanculo e si ribellasse contro questa oligarchia, contro quella ristretta cerchia di pezzi di merda che ci costringe a questa vita di superstudio e di superlavoro.Riflettete un attimo su quanto sia subdolo il loro piano... per impedirci di accorgercene ci insegnano anche la competitività e l'egoismo! D'altronde se uno non ha il tempo neanche per pensare a causa del lavoro e come fa ad accorgersi di essere in una prigione!"

Undici anni fa... semplicemente.


ROCK «KID A», ATMOSFERE NOTTURNE E SCARICHE ELETTRICHE


Incubi marziani sul pianeta Radiohead

E' davvero notevole come il pubblico riesca ad apprezzare progetti sonori difficili come quelli proposti dai Radiohead, che in questo momento sono in tour con il nuovo album Kid A, ampiamente anticipato su Internet dalla Bbc. Fra tastiere che sembrano gocce di pioggia, un cembalo che mescola note a scariche elettriche in una atmosfera da incubo notturno, nel brano che dà il titolo all' album si snoda un' imprevedibile sequenza di suoni e melodie. Ascoltando poi con un basso che sembra produrre onde marziane innestate su cacofonie per sax e tromboni, si ha la sensazione di trovarsi fra Nono, Cage e il jazz alla Mingus. E che dire dei giochi di ablazione assoluta di In Limbo, della satira sul rumore puro in Idioteque. Pur fuori da ogni canone, la musica dei Radiohead riesce a essere pittorica come lo era quella dei Pink Floyd. Peccato che sulla tela non appaiano tramonti postatomici, ma incubi del nostro tempo. E attenzione ai dettagli sonori del racconto: l' ultima canzone (Motion picture soundtrack) usa un vero armonium a mantice e si avverte il soffio dell' aria nelle canne. Per questo i Radiohead si muovono con una struttura a tendone tutta loro: per cucinare in prima persona suoni complicati e precari, dove contano, come nel sushi, anche le più piccole sfumature. Mario Luzzatto Fegiz KID A dei Radiohead 10 brani, 50' EMI L.36.000 www.radiohead.com
Luzzatto Fegiz Mario
Pagina 34
(4 ottobre 2000) - Corriere della Sera

giovedì 10 marzo 2011

Scusami, ma era necessario. Ti ricordo così....

Information is not knowledge / Knowledge is not wisdom / Wisdom is not truth / Truth is not beauty / Beauty is not love / Love is not music / MUSIC IS THE BEST

(L'informazione non è conoscenza / La conoscenza non è saggezza / La saggezza non è verità / La verità non è bellezza / La bellezza non è amore / L'amore non è musica / LA MUSICA È IL MEGLIO)

Frank Zappa

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La musica produce un piacere di cui la natura umana non può fare a meno. (Confucio)

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La musica lava via dall'anima la polvere della vita di ogni giorno. (Berthold Auerbach)

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"Whether we are creators or listeners of music, music provides a private sanctuary for peace and personal reflection." - Catherine Duc, composer and producer

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L'anima è nel cervello. (Margherita Hack)

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"Ascoltatemi. In origine il cervello dell'uomo me lo raffiguro come un granaio vuoto. Incombe a ciascuno il dovere di mobiliarlo come vuole. Si sbaglia se si pensa che questa stanzetta abbia mura elastiche che possano dilatarsi a capriccio. Credetemi, arriva sempre il momento in cui, per ogni nuova cognizione, se ne dimentica qualcuna acquisita in passato. Di conseguenza è importantissimo evitare che un assortimento di nozioni inutili possa soffocare quelle utili" - Sherlock Holmes (rivolgendosi a Watson)

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"Ho progettato il Web perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico" (Tim Berners-Lee)

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"Sono il tipo che vive di solitudine: senza solitudine sono come un altro uomo senza cibo o senza acqua.
Ogni giorno passato senza solitudine mi indebolisce"

(Charles Bukowski)

mercoledì 2 marzo 2011

Malatissime atmosfere....


I want to see you smile again
Like diamonds in the dust
The amazing sound of the killing hordes
The day the banks collapse on us

Cease this endless chattering
Like everything is fine
When sorry is not good enough
Sit in the back while no-one drives
So glad you’re mine....

Into your arms, into your arms...


Don't hurt me
Don't haunt me
(repeated in the background)

Gather up the lost and the sold
Into your arms, into your arms

Gather up and pay in full
Into your arms, into your arms
Into your arms, into your arms

What seems impossible
Into your arms, into your arms

I think i have had my fill
Into your arms, into your arms
Into your arms, into your arms

I think I should give up the ghost
Into your arms
Into your arms
Into your arms
Into your arms....

Parole contorte come... rami...


These are my twisted words
Went off the roof still walking
I know I should not look down
But I’m so sick of just talking

When are you coming back?
I just can’t handle it
When are you coming back?
I just can’t handle it
When are you coming back?
I just can’t stand it
I just can’t handle it....

...to the Foreign Legion.


I wanna be in the wallpaper
Or run away to the foreign legion
I wanna be in the wallpaper
Or run away to the foreign legion

And as the tanks roll into town
As the tanks roll into town
A little bit of knowledge will destroy you
A little bit of knowledge will destroy you

As the tanks roll into town
As the tanks roll into town
A little bit of knowledge will destroy you
A little bit of knowledge will destroy you

I dont know why I feel so tongue-tied
I dont know why I feel so skinned alive

Run until your lungs are sore
Until you cannot feel it any more
Run until your lungs are sore
Until you find an open door

I built you up to pull you down
Tie you to your feet and watch you drown
A little bit of knowledge will destroy you
A little bit of knowledge will destroy you

I built you up to pull you down
Tie you to your stake and watch you burn
In hell

I dont know why I feel so tongue-tied
I dont know why I feel so skinned alive

I’ll find another skin to wear
I’ll find another skin to wear....


"For those of you wondering why this song shares a line with Myxomatosis, I have a theory:


1. Myxomatosis can be interpreted as being about censorship or executive meddling
2. Cuttooth was supposed to be on Amnesiac, but was left off at the last moment for unexplained reasons
3. Therefore, we can infer that Myxomatosis is about the label removing Cuttooth from Amnesiac, hence the same line in both of them"


Translation:

Voglio mimetizzarmi nella carta da parati
O scappar nella legione straniera
Voglio mimetizzarmi nella carta da parati
O scappar nella legione straniera
E mentre il carroarmato caracolla dentro la città
Mentre il carroarmato caracolla dentro la città
Un pizzico di conoscenza ti distruggerà
Un pizzico di conoscenza ti distruggerà

Mentre il carroarmato caracolla dentro la città
Mentre il carroarmato caracolla dentro la città
Un pizzico di conoscenza ti distruggerà
Un pizzico di conoscenza ti distruggerà

Non so perché mi sento così ammutolito
Non so perché mi sento così spellato vivo

Corri finché i polmoni non ti faranno male
Finché non riuscirai più a sentirli
Corri finché i polmoni non ti faranno male
Finché non troverai una porta aperta

Ti ho tirato su per buttarti giù
Legarti ai piedi e vederti annegare
Un pizzico di conoscenza ti distruggerà
Un pizzico di conoscenza ti distruggerà

Ti ho tirato su per buttarti giù
Legarti al palo e vederti bruciare
All’inferno

Non so perché mi sento così ammutolito
Non so perché mi sento così spellato vivo

Troverò un’altra pelle da indossare
Troverò un’altra pelle da indossare.

We are the dollars and cents.



There are many things to talk about
Be constructive
Bear witness we can use
Be constructive with your blues

Even when it turn the water blue
Even when it turn the water blue
Why don’t you quiet down?
Why don’t you quiet down?
Why don’t you quiet down?
Quiet down!
You don’t live in a business world
You never go out and you never stay
We all have goals in a liberal world
Living in times when I could stand it, babe
It’s all over baby’s crying
It’s all over baby I can see out of here
All over the planet’s dead,
All over the planet, so let me out of here
All over
Why don’t you quiet down?
We are the dollars and cents
And the pounds and pence
And the mark and the yen, and yeah
We’re gonna crack your little souls
We’re gonna crack your little souls
We are the dollars and cents
And the pounds and pence
And the pounds and pence, and yeah
We’re gonna crack your little souls
Crack your little souls
We are the dollars and cents.

Soltanto Sangue Giovane.


Are you hungry?
Are you sick?
Are you begging for a break?
Are you sweet?
Are you fresh?
Are you strung up by the wrists?
We want the young blood (la [x8])
Are you fracturing?
Are you torn at the seams?
Would you do anything?
Fleabitten motheaten?
We suck young blood (la [x8])
We suck young blood (la [x8])
Woah woah
Won't let the creeping ivy
Won't let the nervous bury me
Our veins are thin
Our rivers poisoned
We want the sweet meat (la [x8])
We want the young blood 
La [x8]

Forbes list of Billionaires (2010).

Forbes list of billionaires is based on an annual assessment of wealth and assetts compiled and published by Forbes magazine on March 10, 2010.[1][2]


Forbes list of billionaires (2010)
The following list is Forbes ranking of an assessment of the wealth and assets of the world's billionaires as of February 12, 2010, and does not reflect changes since then. There are 1,011 names in this year’s list.[3]
Legend
IconDescription
steadyHas not changed from the list for 2009.
increaseHas increased from the list for 2009.
decreaseHas decreased from the list for 2009.
No.↓Name↓Net worth (USD)↓Age↓Citizenship↓Residence↓Sources of wealth↓
1decreaseCarlos Slim Helú and family$53.5 billion increase70 Mexico MexicoTelmexAmérica MóvilGrupo Carso
2increaseBill Gates$53.0 billion increase54 United States United StatesMicrosoft
3decreaseWarren Buffett$47.0 billion increase80 United States United StatesBerkshire Hathaway
4increaseMukesh Ambani$29.0 billion increase53 India IndiaReliance Industries
5increaseLakshmi Mittal$28.7 billion increase60 India United KingdomArcelor Mittal
6decreaseLawrence Ellison$28.0 billion increase66 United States United StatesOracle Corporation
7increaseBernard Arnault$27.5 billion increase61 France FranceLVMH Moët Hennessy • Louis Vuitton
8increaseEike Batista$27.0 billion increase53 Brazil BrazilEBX Group
9increaseAmancio Ortega$25.0 billion increase74 Spain SpainInditex Group
10decreaseKarl Albrecht$23.5 billion increase90 Germany GermanyAldi Süd
11decreaseIngvar Kamprad$23.0 billion increase84 Sweden SwitzerlandIkea
12decreaseChristy Walton$22.5 billion increase55 United States United StatesWalmart
13decreaseStefan Persson$22.4 billion increase63 Sweden SwedenHennes & Mauritz
14decreaseLi Ka-shing$21.0 billion increase82 Hong Kong Hong KongCheung Kong Holdings
15decreaseJim Walton$20.7 billion increase62 United States United StatesWalmart